Ho partecipato alle manifestazioni dello scorso fine settimana a Genova. Non è stata una decisione presa razionalmente, ho sentito il dovere di farlo, nonostante il mio scetticismo, che deriva da varie considerazioni che negli anni mi hanno portata al rifiuto di qualsiasi corteo o manifestazione rumorosa. Sono fiera di aver cambiato idea, almeno in parte. La prima domanda che mi sono posta è stata: ma dove sono i Genovesi? C’erano tante persone, ma non abbastanza. Mi siedo sul bordo della nostra amata Fontana di Deffe, una posizione un po’ defilata e strategica. Volevo avere una visione globale di ciò che stava accadendo, volevo appostarmi al confine tra i manifestanti ed i passanti. Due agenti in borghese si accostano a me, uno a destra ed uno a sinistra. Avrò l’aria da rivoluzionaria comunista, o forse da criminale fascista? Sorrido. “Tornatevene a casa” il commento di una signora distinta, sulla cinquantina, rivolto agli ospiti intervenuti sulla scalinata davanti a Palazzo Ducale. “Se fossi nella polizia li caricherei tutti” dichiara in maniera sprezzante un neomaggiorenne reduce da un pomeriggio di shopping alla sua allegra cumpa. Penso. Rifletto. Intanto i manifestanti applaudono un ragazzo che parla al microfono, non lo sto ascoltando. Si avvicina una nonnina, mi chiede cosa stia succedendo. Sa, siamo qui per manifestare il nostro dissenso. Verso cosa? Pedigreen è la parola magica che nasconde un ammasso di marciume accumulato nel tempo. Fate bene a difendere le vostre idee, anch’io l’ho fatto nel ‘68, quando ero giovane, ormai sono troppo vecchia e stanca, mi va bene qualsiasi cosa. Ma non è più tempo di vere rivoluzioni, ormai nessuno ha più valori o ideali. È vero Signora, solo quando si crede fermamente in qualcosa si ha il coraggio di perdere tutto per difenderla. Le auguro buona fortuna, Signorina. Grazie, Signora, grazie. Riprendo ad ascoltare, il grande Professor Becchi sta parlando, anzi urla. Ha ragione, è incazzato. Quando si crede fermamente in un'idea si tende ad alzare il tono della voce, è umano. Mi chiedo se questo non sia uno dei punti deboli di queste manifestazioni. “Il rumore non può imporsi sul rumore, il silenzio sì” Gandhi docet. Declinando alla situazione odierna, per sovrastare l'accozzaglia di disinformazione gracidante, forse basterebbero quotidiane riflessioni logiche suggerite al pubblico piuttosto che discorsi legittimissimi, ma sputati in piazza. Si tende ad associare consciamente o inconsciamente chi urla ad una persona estremista, aggressiva, poco equilibrata. In ogni caso io ci sono e ci sarò, ma forse occorre cambiare paradigma. La Verità non va urlata, ma sussurrata. Parola moderata ed Azione. Grazie Portuali. È vero, l'urgenza porta a toni estremi. Se vedi una persona ruzzolare giù per un burrone urli per chiedere aiuto, no? Ma se nessuno realizza cosa sta succedendo ti crederanno pazzo. L’Illustrissimo Presidente della nostra regione ha detto che siamo pochi, ma molto rumorosi. Forse urlando, seppur pacificamente, stiamo assecondando il gioco di chi ci scredita. Una massa informe di trogloditi, ignoranti, pericolosi reazionari da fermare. Rido. Sorrido. Oggettivamente ultimamente i discorsi più logici ed intelligenti li ho sentiti proprio da questi 'trogloditi'. Credo sia lecito, in un caos mediatico che ti presenta come plausibile solo una versione dei fatti, porsi delle domande. Se per difendere la Verità si ha bisogno di infangare chi offre un’opinione diversa, forse non si è tanto convinti di essere nel Giusto.
“Che la Luce della Ragione
torni presto a Splendere”